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Forever young: la Mini classica fa gli auguri di compleanno alla Porsche 911 per i suoi 50 anni
Thu Jun 06 00:00:00 CEST 2013 Comunicati Stampa
Icone di design tra di loro: l’originale automobile compatta britannica e la leggenda di vettura sportiva tedesca hanno in comune la ricetta del loro successo: l’importante è non diventare adulte
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Icone di design tra di loro: l’originale automobile compatta
britannica e la leggenda di vettura sportiva tedesca hanno in comune
la ricetta del loro successo: l’importante è non diventare adulte
Monaco. Nel settembre del 2013 celebra il proprio 50°
compleanno l’automobile sportiva tedesca per eccellenza. A farle gli
auguri è anche MINI. Infatti, la storia della Mini classica è anche
quella di un’opera d’arte che non vuole diventare adulta.
Anche se a prima vista le differenze appaiono enormi (posizione
dei motori: anteriore nella Mini, posteriore nella 911), oltre allo
status di oggetto di culto vi sono numerosi altri punti in comune che
Mini desidera onorare attraverso i propri auguri.
La loro storia ha in comune che entrambi i modelli sono
diventati famosi in tempi record. La Mini era un newcomer con volumi
di vendita che schizzarono immediatamente in alto, mentre la 911,
nella sua qualità di successore della Porsche 356, aveva la velocità
depositata già nella culla.
Solo pochissimi concetti automobilistici hanno sopravvissuto un
periodo di tempo così lungo, restando inconfondibili nonostante le
numerose modifiche apportate nel corso degli anni.
Quando si fanno gli auguri di un compleanno speciale, di norma
si comincia con le origini. Anche se Mini e Porsche 911 sono comunque
incomparabili, vi sono alcuni elementi comuni che saltano
immediatamente all’occhio. Per esempio, le difficoltà iniziali a
trovare un nome adatto. Nel 1963, la Porsche 911 venne presentata
inizialmente come Porsche 901. Ma lo zero al centro del nome di un
tipo automobilistico era protetto dalla Peugeot. La conseguenza: la
leggendaria vettura sportiva venne lanciata sul mercato solo un anno
dopo come Porsche 911. Il fatto che venne inserito proprio il numero 1
non fu sicuramente un caso. Nella categoria di appartenenza, ancora
oggi la 911 è la Porsche per eccellenza. La Porsche 911, che ha
raggiunto già la settima generazione, è stata venduta per oltre
800.000 unità, un valore record in questo segmento.
La Mini invece è stata quasi un parto gemellare. Il 26 agosto
1959 la British Motor Corporation (BMC) svelò il risultato dei propri
lavori di sviluppo aventi come oggetto una nuova e rivoluzionaria
vettura compatta. Al pubblico vennero presentati due modelli: la
Morris Mini-Minor e la Austin Seven. Quale nome si è imposto è ormai
noto. Un confronto dei volumi di vendita: nel 2000, al termine della
produzione della Mini classica, la vettura britannica più venduta era
stata prodotta in 5,3 milioni di esemplari.
Ma che cosa sarebbero i modelli di successo senza i loro padri?
Né Sir Alec Issigonis né Ferdinand Alexander Porsche immaginavano che
con i loro progetti avrebbero creato delle icone immortali dell’era
moderna. Solo dei profeti avrebbero potuto prevedere che Ferdinand
Alexander Porsche aveva ideato la vettura sportiva di maggiore
successo di tutti i tempi ed Alec Issigonis “l’unica vettura compatta
del mondo dalla personalità veramente cool”.
Ma vi sono altri elementi comuni: fermarsi è tabù. Infatti, lo
sviluppo e il perfezionamento del progetto sono un “must” per restare
al vertice per decenni. Presentarsi sempre più moderni e al contempo
più affascinanti di tutte le concorrenti: questo è il principio valido
per entrambe le vetture. Ma non ogni modifica venne accolta con
entusiasmo, per esempio nella Porsche il passaggio dal raffreddamento
ad aria a quello ad acqua oppure nella MINI, già sotto il patrocinio
BMW, il considerevole aumento del comfort e del lusso. Indubbiamente,
attualmente entrambi i modelli eternamente giovani sono in perfetta
forma e si presentano bene come in passato – grazie al loro ottimo
DNA. Entrambe le aziende hanno dimostrato di essere aperte alla
concezione di modelli nuovi, così da formare una vera e propria gamma,
ed entrambe hanno avuto successo.
Analogamente alla Countryman e alla Paceman, anche il Panamera e
il Cayenne hanno lasciato dietro di sé dei presunti confini e limiti.
Quello che non è cambiato è il senso regale del piacere di guida
offerto dalle auto di entrambi i marchi. Nel 1960, Lord Snowdon,
allora consorte della principessa Margaret, approfittò della sua
influenza per offrire al suo amico Issigonis un’occasione per
dimostrare la bontà della piccola vettura alla Regina Elisabetta, che,
accomodandosi accanto ad Issigonis, permise al creatore della Mini di
portarla in giro nel parco del Castello di Windsor. A proposito della
regina, ossia la “Queen”, anche Porsche può vantare un legame, sebbene
riguardi soltanto un famoso cognome piuttosto che la persona della
regina britannica: infatti, la 911 grigio ardesia guidata da Steve
McQueen nel film “Le Mans” – e successivamente di proprietà della
stessa star hollywoodiana – si è meritata un posto nel paradiso automobilistico.
Sia per Porsche che per Mini il motorsport è un capitolo
importante. Nelle sue versioni da corsa la 911 è la racing car di
maggiore successo finora mai costruita. Essa ha vinto praticamente
qualsiasi gara famosa. Ma chi ricorda gli anni Sessanta, pensa
immediatamente anche alla Mini Cooper S. Infatti, la vettura
prediletta dell’avanguardia di allora non era una presenza eccezionale
solo sulla strada. Grazie alla vittoria nella propria classe con il
pilota finlandese Rauno Aaltonen al Rally Monte Carlo del 1963, essa
diede il via a una serie di successi senza pari nello sport
automobilistico che culminò in tre vittorie finali al Rally Monte
Carlo negli anni 1964, 1965 e 1967.
Decenni dopo ebbe luogo un „vero“ confronto tra Davide e Golia.
Nel 2010, Jim McDowell, all’epoca responsabile MINI negli USA, propose
alla Porsche una gara sul circuito americano „Road Atlanta“. Una MINI
Cooper S da 184 CV avrebbe affrontato una Porsche 911 Carrera da 345
CV. L’unica condizione era, altrimenti la gara sarebbe stata assurda,
di competere non sul circuito vero e proprio ma nella piccola area
dell’infield del circuito. Il percorso segnato era estremamente curvo
e senza lunghi rettilinei, così che l’artista delle curve avrebbe
avuto una piccola chance. Alla fine la 911 aveva circa due secondi di
vantaggio rispetto alla coraggiosa outsider, ma delle persone astute
calcolarono che al guidatore della Porsche ogni secondo di vantaggio
costava dal concessionario circa 38.000 dollari USA, così che il
dolore dei fan MINI alla fine di questa scommessa - che comunque non
andava presa troppo sul serio – era abbastanza contenuto.
Il BMW Group
Il BMW Group è tra i produttori di automobili e motocicli di maggior
successo al mondo, con i marchi BMW, MINI e Rolls-Royce. Come azienda
globale, il BMW Group gestisce 28 stabilimenti di produzione e
montaggio in 13 paesi e ha una rete di vendita globale in oltre 140 paesi.
Nel 2012, il BMW Group ha venduto quasi 1,85 milioni di
automobili e oltre 117.000 motocicli nel mondo. L'utile al lordo delle
imposte per l'esercizio 2011 è stato di 7,38 miliardi di Euro con
ricavi pari a 68,82 miliardi di Euro. Al 31 dicembre 2011, il BMW
Group contava circa 100.000 dipendenti.
Il successo del BMW Group si fonda da sempre su una visione sul
lungo periodo e un’azione responsabile. Perciò, come parte integrante
della propria strategia, l'azienda ha istituito la sostenibilità
ecologica e sociale in tutta la catena di valore, la responsabilità
globale del prodotto e un chiaro impegno a preservare le risorse. Il
risultato di questi sforzi è che negli ultimi otto anni il BMW Group
figura come leader di settore negli indici di sostenibilità Dow Jones.
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